Associazione Wagneriana

I tagli di Puccini ai “Meistersinger” di Richard Wagner (di Guido Salvetti)

La prima esecuzione dei “Meistersinger von Nürnberg” in Italia si ebbe al Teatro alla Scala di Milano, il 26 dicembre 1889. Ma si trattava di un’opera sulla quale erano stati eseguiti dei poderosi tagli da parte di Giacomo Puccini, allora trentunenne. Era stato mandato a Bayreuth appunto per provvedere a una riduzione della durata dell’opera a una dimensione paragonabile alle opere che comunemente venivano rappresentate in Italia.

 E’ possibile ricostruire come segue la locandina di quella rappresentazione.

I maestri cantori di Norimberga – Opera in tre atti. Parole e musica di Riccardo Wagner (1813-1883). Versione ritmica italiana dal tedesco, di A. Zanardini.

Teatro alla Scala 26 dicembre 1889

 Direzione musicale: Franco Faccio – Messinscena: Adolf Hohenstein 

Personaggi e interpreti 

Hans Sachs: Enrico Seguin

Veit Pogner: Vittorio Brombara

Kunz Vogelgesang: Bortolo Bonesini

Konrad Nachtigal: Paolo Del asco

Sixtus Beckmesser: Federico Carbonetti

Fritz Kothner/Guard: Pio Marini

Baldassar Zorn: Ferdinando De Adami

Ulrich Eisslinger: Francesco De Angeli

Agostin Moser: Ugo Bettini

Hermann Ortel: Ulisse Peroni

Hans Schwarz: Augusto Castagnoli

Hans Foltz: Giuseppe Lazzari

Walter di Stolzing: Ottavio Novelli

David: Roberto Ramini

Eva: Adalgisa Gabbi

Maddalena: Luisa Flotow

 

La coinvolgente vicenda di questa operazione che Ricordi affidò a Puccini è descritta, con grande competenza, dal Maestro Guido Salvetti, in una parte del suo saggio “Come Puccini si aprì un sentiero nell’aspra selva del wagnerismo italiano”, in “Giacomo Puccini. L’uomo, il musicista, il panorama europeo”  (Libreria Musicale Italiana, 1994). Ecco il testo di Salvetti:

 …è notevole documento la revisione che Puccini compì sui Meistersinger per renderli ‘rappresentabili’ sulla scena scaligera. I fattí sono ben noti: il giovane Puccini e l’anziano Franco Faccio vennero inviati  da Giulio Ricordi a Bayreuth, nell’agosto del 1889, affinché assistessero alle rappresentazioni dei Meistersinger, per poter apporre convenienti tagli alla gigantesca partitura wagneriana. La prima esecuzione scaligera dei Maestri Cantori, diretti da Faccio, andò poi in scena il 26 dicembre.

Dei tagli addotti nell’originale si parlò sempre in modo generico e, in genere, dispregiativo; tant’è vero che, nove anni dopo, Toscanini si vantò di dirigere quella partitura “senza tagli”. Se l’uso dei ‘tagli’ era ben radicato nell’uso del teatro ita1iano, Giulio Ricordi era altrettanto cosciente che l’aura di sacralità che avvolgeva le opere di Wagner avrebbe potuto rendere irrispettosa, se non sacrilega, simile abituale operazione, tanto più che i Meistersinger sono opera  non facilmente segmentabile in parti ben distinte.

Ho rintracciato il libretto di quella rappresentazione (Mc: libretti AA 328) e ho riportato sullo spartito corrente in italiano (Ricordi, 1912) ì tagli riscontrabili sul 1ibretto. Su queste basi posso per prima cosa affermare che quest’operazione (quasi certamente condotta dal solo Puccini, visto lo stato di prostrazione in cui in quei mesi si trovava il povero Faccio) fu fatta “a regola d’arte”, cioè in modo da sembrare inavvertibile a chi non conoscesse già perfettamente l’originale.

[………………………]

L’operazione condotta da Puccini è impressionante dal punto di vista quantitativo: nel primo atto risultano tagliate circa 50 pagine di spartito su 200; nel secondo, circa 60 pagine su 180; nel terzo, circa 70 pagine su 260. Con ciò, vengono tolte intere situazioni, non poco caratterizzanti di questo tipo di drammaturgia e di quest’opera.

Nel primo atto: viene sostanzialmente tagliata la ‘lezione’ comica di David a Walter; viene ridotto al minimo il grande cantabile di Pogner, sostanzialmente abolendo il compiacimento di alta retorica che rende positivo ed elevato il personaggio; viene abolita la prima strofa di Walter, durante la prima prova; viene tolto anche l’elenco degli errori, che Beckmesser si compiace di enumerare; viene tolta la difesa che Sachs fa di Walter, rivolto a Beckmesser,

Nel secondo atto: viene alleggerita la buffoneria caricaturale di Beckmesser (ad esempio manca la seconda strofa della serenata); viene accorciato notevolmente il concertato; vengono tolte tutte le parti in cui Eva appare insinuante nei confronti di Sachs.

Nel terzo atto: viene ridotta di molto la parte di David, in dialogo con Sachs; vengono tolte molte pagine nelle quali Sachs instilla saggezza nel cuore di Walter; viene tagliata la lezione di Sachs a Walter per quanto riguarda l’ultima parte del Lobgesang; scompaiono le massime cariche di saggezza, con cui, facendo sfoggio di bella retorica, Sachs si rivolge al popolo di Norimberga; viene ridotto al minimo il grottesco lamentarsi di Beckmesser e il suo agitarsi di fronte a Sachs.

Da questo complesso di interventi, la drammaturgia dei Meistersinger esce notevolmente alterata: vengono espunte le parti che appartengono alla riflessività e al messaggio ideologico –  sull’arte, soprattutto – che appartengono in misura prevalente al personaggio Sachs; si cerca una maggiore concentrazione drammaturgica sui tre personaggi principali (Sachs, Walter ed Eva), riducendo al minimo le figure “secondarie” di Pogner, David e Maddalena; viene eliminata ogni ambiguità maliziosa nel rapporto tra Eva e Sachs, togliendo a Sachs una parte della sua complessità psicologica, a favore di una più regolare storia d’amore tra i due giovani; viene di molto ridotta la componente grottesca relativa a Beckmesser, alterando sostanzialmente la presenza del comico.

Dal punto di vista musicale i tagli, come accennavamo, dimostrano una grande abilità. Puccini sa trarre partito dall’andamento a spirale che caratterizza molto spesso le grandi forme sceniche wagneriane. Egli cioè utilizza, per i tagli, quei punti di nascosta sutura che sono rappresentati dal frequente ritorno del discorso musicale al suo punto di partenza, per poi aprirsi ad esiti nuovi.

Posso proporre, tra i tanti, un esempio che mi pare eloquente. Siamo nel pieno del motteggio di Beckmesser da parte di Sachs, nel secondo atto. Sachs urla. «O Eva, Eva!»; Beckmesser, nella versione integrale, «scoppia in impeto d’ira», perché non riesce a fare la sua serenata e inizia una contesa tra i due che dura sette fitte pagine di spartito. Il taglio pucciniano (da p. 309 a p. 318) toglie questa progressiva esasperazione di Beckmesser: la partitura riprende con il suo tentativo, sempre disturbato da Sachs, di iniziare la serenata strimpellando con forza. Il primo scoppio d’ira di Beckmesser attacca, nella versione originale, su un mi bemolle nell’acuto e un sol nel basso (note appartenenti alla triade di mi bemolle: la terza nota è, cioè, si bemolle). Nella versione tagliata la voce di Beckmesser attacca, dopo il taglio, su quello stesso mi bemolle alto; e il basso d’armonia è ancora un sol. Viene garantito, con ciò, l’identico andamento della parte vocale e del basso d’armonia e quasi non ci si accorge del taglio (anche se queste due note appartengono ora alla triade di do minore: la terza nota è, cioè, do).

Un altro tipo di taglio è quello che si avvantaggia degli assetti formali strofici. Nelle prove di Walter, ora viene eliminata la seconda, ora la terza strofa. Con ciò viene completamente perduta anche la componente precettistica sulle “vecchie forme”, così forte nell’originale wagneriano.

Nonostante l’abilità tecnica del revisore, si può quindi affermare che risulta notevolmente alterato proprio lo specifico carattere di quest’opera, per quello che di riflessivo e morale essa contiene: perde ogni centralità la riflessione sui princìpi dell’arte e della musica, poiché viene a mancare proprio la raffigurazione del negativo (Beckmesser), la tentazione anarchica (il primo Walter) e la saggia contemperazione di tradizione e innovazione (Sachs).

I tagli pucciniani riducono l’opera a una garbata storia amorosa e a una saporosa raffigurazione storica.  […]

Guido Salvetti