Wagner nei salotti di Proust
WAGNER NEI SALOTTI DI PROUST…. PROUST A LA RECHERCHE DI WAGNER ..
DI ROSA LAURA FISCHBEIN E MARCO POLASTRI MENNI
I due autori desiderano dedicare questa “petite conference”:
Alla dolce terra di Francia
Al suo “esprit de finesse”
Alla sua “joie de vivre”
Al suo cielo.
Parte prima di Rosa Laura Fischbein
Considerazioni sulla relazione fra un “gigante della musica” e un “gigante della letteratura”.
Rimembranze – La Madeleine
Già prima di iniziare questa conversazione, ammiratela
(foto Madeleine) Immaginatela ………………
Sua breve storia: delizioso biscottino dalla pasticceria francese, una Madeleine nel the fa risorgere il passato. In una epoca difficile da datare ma che si può situare un po’ prima della Grande Guerra (1914-1918) il “narratore” nella “A la recherche du temps perdu” fa una curiosa esperienza. Ha l’occasione imprevedibile di veder risorgere con precisione un passato che poteva credere per sempre scomparso malgrado gli sforzi della memoria volontaria.
Il fenomeno accade un giorno d’inverno a Parigi in occasione di una merenda: il delizioso piacere che prova a mangiare una piccola Madeleine con un sorso di the lo riporta alle sensazioni che provava una volta da sua zia Leonie: la sua infanzia risale in lui. Il piccolo paese di Combray risorge nella sua memoria involontaria.
A questo simbolo vorrei aggiungere subito per fare cosa gradita ai miei coetanei, alcuni altri concetti chiave della letteratura Proustiana:
– il bacio della buonanotte della mamma
– le intermittenze del cuore
– gli esseri di fuga
– l’assenza è la migliore delle presenze
– la stanza di sughero rosso
– la spiaggia di Balbec e la sue “Jeunes filles en fleurs”
– fare Catleya
Senza quasi rendercene conto potremmo aggiungere le tre parole simbolo che avevamo usato nella nostra precedente conferenza sulle “eroine wagneriane”.
– Nostos algos: nostalgia del non ritorno
– Agnizione: riconoscimento
– Quète: ricerca (anelito alla ricerca)
Wagner e Proust, commozione davanti alla grandezza, la complessità, la sacralità dell’essere umano…
inquadramento storico
Richard Wagner (1813-1883)
Autore del “Vascello fantasma” (1843); “Tannhauser” (1845); “Lohengrin” (1850); “Tristano ed Isotta” (1865); “Maestri cantori di Norimberga” (1868); della “tetralogia l’Anello del Nibelungo” (1869-1874); “Parsifal” (1882), protetto di Luigi II di Baviera, fondatore del teatro e del festival di Bayreuth, Wagner è troppo conosciuto perché sia necessario presentare qui la sua vita e la sua opera.
Tuttavia, la sua introduzione in Francia fu difficile. Dopo il fallimento del “Tannhauser” a l’Opera nel 1861 dovuta ad una cabala condotta dal Jochey-club (uno dei motivi sembrerebbe il non aver voluto spostare il balletto del Venusberg dal primo al secondo atto, come desideravano coloro che erano abituati ad arrivare in ritardo), alcuni direttori d’orchestra, Pasdeloup dal 1864 e poi Colonne e Lamoureux dal 1881 iniziarono ad abituare il pubblico francese a questa musica innovativa e inquietante dandone degli estratti in concerto.
La fondazione della “Rivista wagneriana” (1885-1888) da parte di Edouard Dujardin fece conoscere le teorie estetiche di Wagner di cui la nozione di “opera d’arte totale” incrociata con le “Correspondences” di Baudelaire ebbe un ruolo fondamentale nella definizione del simbolismo francese. Questi lunghi anni portarono la loro ricompensa: “Lohengrin” (1850) fu accettato a l’Opera nel 1891 e Wagner dominò da allora la sensibilità musicale francese fino al 1914. La giovinezza di Proust coincise con il trionfo del “wagnerismo”.
Verso l’età dei venti anni Proust cita Beethoven, Wagner e Schumann come i suoi autori preferiti e lungo l’insieme dell’opera proustiana Wagner è in modo assoluto il più citato ed il più commentato: una sessantina di volte nella “corrispondenza”, una trentina nella “Recherche du temps perdu” una lunga analisi nella “Prigioniera”.
Nella “Recherche” l’allusione alle opere di Wagner sono continue ed il grande compositore diventa quasi una “querida presencia” che eleva la realtà ordinaria all’altezza del mito. Così la duchessa di Guermantes è associata al mondo del “Lohengrin”, Saint-Loup a Sigfrido, le sirene della guerra e gli aerei alla “Cavalcata della Valchiria”.
La tromba dell’automobile che annuncia l’arrivo dei genitori evoca il segnale di Isotta nel “Tristano” e sarà ben presto associato alle chiamate telefoniche di Albertine.
E’ nella “Prisonnière” che si trova il più lungo passaggio consacrato alle tematiche wagneriane. In una prima versione del “Le temps retrouvé” è ascoltando durante la matinée della principessa di Guermantes l’”Incantesimo del venerdì santo” che il narratore riceve l’illuminazione che deciderà della sua vocazione di scrittore.
“A la recherche du temps perdu”, l’opera Cattedrale
1) Du coté da chez Swann (1913)
2) A l’ombre des jeunes filles en fleurs (1919)
3) Le coté de Guermantes (1920)
4) Sodome e Gomorrhe (1921-1922)
5) La prisonnière (1923)
6) Albertine Disparue o la “Fugitive” (1925)
7) Le temps retrouvé (1927)
Le tre ultime opere sono state pubblicate postume.
punti salienti della vita di marcel proust (1879-1922)
1871: nascita di Marcel Proust il 10 luglio a Auteil.
Il padre, Adrien Proust, era un medico di fama internazionale specializzato in malattie orientali.
La madre, Jeanne Weil di famiglia ebraica, era una donna colta e sensibile: fino alla propria morte rimarrà per Marcel il più saldo punto di riferimento affettivo.
1880: prima crisi d’asma nel Bois de Boulogne.
1882-1889: studi al liceo Condorcet a Parigi.
1890: morte della nonna materna.
1891-1982: lungo soggiorno a Cabourg in Normandia.
1893-1895: vita mondana.
1895: licence en lettres (option filosofia)
1896: pubblicazione de “Les plaisir et les jours”
1896-1904: Proust lavora ad un lungo romanzo (pubblicato incompiuto solo nel 1952 con il titolo “Jean Santeuil”.
1898: assume una posizione ardentemente dreyfusarda (l’Affaire Dreyfus comincia nel 1894).
1900-1906: si consacra alla traduzione ed allo studio del grande critico d’arte inglese J. Ruskin (1819-1900).
1900: viaggio a Venezia.
1902: viaggi a Amboise, Chartres, Bruges e in Olanda dove vede la “Vue de Delft” di Vermeer.
1903: morte del padre.
1905: morte della madre che lo lascia inconsolabile e disarmato.
1906-1913: comincia “A la recherche du temps perdu” e vi lavora senza tregua.
1913: inizio delle trattative per fare pubblicare la sua opera. Alcuni editori rifiutano. Proust decide di fare pubblicare il suo libro a sue spese. E’ l’editore Grasset che pubblica il primo volume di “Du coté de chez Swann”.
1914: la grande guerra interrompe questa pubblicazione.
Celeste Albaret la fedele governante entra al servizio di Proust e vi resterà fino alla sua morte.
1916: rompe con Grasset e pubblica da Gallimard (nell’edizione della “Nuova rivista francese” i due volumi del “Du coté de chez Swann”.
1918: La Nouvelle revue francaise pubblica il seguito: “A l’ombre des jeunes filles en fleurs”.
1919: Proust va ad abitare in un meublé, rue Hemelin a Parigi. Vi si rinchiude.
In novembre ottiene le Prix Goncourt per “A l’ombre des jeunes filles en fleurs”.
1920: pubblicazione di “Le coté des Guermantes” I.
1921: pubblicazione “La coté des Guermantes” II e “Sodome et Gomorrhe”.
1922: pubblicazione di “Sodome et Gomorrhe” II.
Proust muore il 18 novembre di una broncopolmonite, conseguenza di una bronchite che non aveva voluto curare.
pubblicazioni postume
1923: La prisonniere
1925: Albertine Disparve (ou “La fugitive”)
1927: Le temps retrouvé.
mondanita’ cultura salotti
Nella “Recherche” Proust ci offre, fra le varie faccette del prisma, una descrizione della società francese a cavallo dei due secoli, più particolarmente aristocratica, ricca o “snob” che culturalmente risultava conoscere ed apprezzare fortemente Wagner.
Questa società è dipinta nei suoi luoghi privilegiati come i Grand Hotels, le spiagge alla moda, i salotti, i bei quartieri di Parigi o i luoghi di “dubbia reputazione”. Attraverso i personaggi che frequentano questi luoghi Proust descrive i diversi ambienti con i loro comportamenti, i loro pregiudizi, i loro linguaggi.
La visione è spesso volontariamente umoristica, alcune volte disillusa, sempre acutamente pungente, intelligente, di grande profondità psicologica.
Continue sono le citazioni letterarie pittoriche e musicali con un frequente utilizzo del “Pastiche”, artifizio letterario che tende a confondere la verità consentendo allo scrittore di poter parlare liberamente di luoghi, persone e situazioni reali al riparo dalla finzione.
Proust stesso, più volte interrogato sulla vera identità di luoghi, personaggi, musicisti, rispondeva che le fonti erano numerose e poco importanti.
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Luoghi per eccellenza di mondanità e cultura i salotti sono di fondamentale importanza in tutta la “Recherche”.
Fra tutti:
– il salotto di Madame Verdurin
– il salotto della Marchesa de Saint Euverte
– il salotto della Duchessa e della Principessa di Guermantes
il salotto di madame verdurin
Madame Sidonie Verdurin è virtuosa e di una rispettabile famiglia borghese “eccessivamente ricca e interamente oscura con la quale ella aveva poco a poco cessato volontariamente ogni relazione”.
Regna con molta autorità sul marito e sul suo salotto, gli amici la chiamano “la Patronne”. Dreyfusarda, ambiziosa e gelosa, ama riunire intorno a sé degli artisti di talento, musicisti e pittori sui quali vuole avere il massimo controllo. È soprattutto una ardente wagneriana.
Per far parte del piccolo nucleo, del piccolo gruppo, del piccolo clan dei Verdurin una condizione sola era sufficiente ma necessaria.
Bisognava aderire tacitamente ad un credo di cui uno degli articoli era che il giovane pianista protetto da Madame Verdurin quell’anno e di cui ella diceva. “non dovrebbe essere permesso di suonare Wagner così”, superava nello stesso tempo Plantè e Rubinstein e che il dottor Cottard aveva più diagnostica di Potin.
Ogni nuova recluta che i Verdurin non potevano convincere che le serate delle persone che non andavano da loro “erano noiose come la pioggia” si vedevano immediatamente escluse.
I Verdurin non invitavano a cena, si aveva da loro il “coperto”.
Se il pianista voleva suonare la “Cavalcata della Walchiria” o il “Preludio del Tristano”, madame Verdurin protestava.
Non che questa musica le dispiacesse, ma al contrario essa le causava troppa commozione. “Allora ci tenete che io abbia la mia emicrania”. Sapete bene che è la stessa cosa ogni volta che suona questo. So che cosa mi aspetta. Domani, quando vorrò alzarmi. Buonanotte, più nessuno (da Du Cotè de chez Swann).
Odette de Crecy ha ottenuto dalla padrona di casa, Madame Verdurin di presentarle il suo nuovo amico Swann. Seduto vicino ad Odette Swann ascolta con emozione una Sonata che lo sprofonda in una profonda meditazione sulla natura della musica “questa arte senza materia”. Rimonta in lui il ricordo di una frase musicale sentita l’anno precedente che gli dà l’impressione di toccare delle realtà invisibili. E’ questa frase che sta ascoltando di nuovo.
Poi Swann si ricorda di conoscere un oscuro professore di piano chiamato Vinteuil ma non può quasi credere che sia l’autore della Sonata.
Swann diventa un “fedele” del salotto Verdurin. La “petite phrase de Vinteuil” diventa il leit motiv del suo amore per Odette.
Continuamente egli le chiede di suonarla per lui al pianoforte mentre la copre di baci.
Più avanti nel romanzo vorrebbe portarla a Bayreut per ascoltare Wagner.
Durante la guerra del 1914-1918 il salotto di Madame Verdurin non perderà nulla del suo prestigio. Al contrario durante questo periodo di penuria e di sacrificio il salotto esibirà un lusso che attirerà i personaggi più vari e più eleganti e ci si scambierà delle importanti notizie militari.
Ritroveremo Madame Verdurin alla fien del “Le temps retrouvè”.
Ha perduto suo marito e si è risposata con il duca di Duras. Di nuovo vedova può infine soddisfare l’ambizione di tutta la sua vita ed entrare nel mondo dell’alta aristocrazia, sposando il principe di Guermantes lui stesso divenuto vedovo.
Proust a “la recherche de Wagner”.
L’ascolto di Wagner amplifica in Proust l’innato spazio interiore che anela all’altezza, alla profondità, all’ascensionalità.
Il narratore evoca nella “Recherche du temps perdu” dei ricordi dell’adolescenza a Balbec, quando usciva da un concerto sinfonico che si dava la mattina sulla spiaggia. “Persuaso che le opere che vi ascoltavo (Il preludio del Lohengrin, l’apertura del Tannhauser) esprimevano la verità più alta, cercavo di elevarmi più che potevo per arrivare ad esse. Scavavo in me per capirle rimettevo loro tutto quello che avevo in me di migliore di più profondo”.
“Poi quando ascolto all’Opera Wagner ero obbligato dalle parole e le situazioni a limitare ad un significato ristretto tali frasi alle quali avevo data quando l’ascoltavo solamente con l’orchestra un senso infinito”.
Proust si accorge forse che non può fare di Wagner, né di alcun compositore, qualcuno che sveli delle verità soprannaturali senza niente aggiungervi di suo.
Il narratore dichiara: “la musica di Wagner mi aiutava a discendere in me stesso e a scoprire del nuovo”. “La varietà che avevo invano cercato nella vita, nel viaggio di cui pertanto la nostalgia mi era data da quel flusso sonoro che faceva morire presso di me le sue onda soleggiate”.
Alcune caratteristiche comuni in Wagner e Proust.
Possiamo rilevare il ritorno ciclico di motivi legati ai personaggi in Wagner, Leitmotiv che corrispondono in Proust alle ricorrenti apparizioni personificate dalla “Piccola frase di Vinteuil” e al ripresentarsi dei personaggi dopo che il tempo ha trasformato la loro vita e le loro sembianze.
Comune è l’ansia di non riuscire a terminare prima della morte la loro opera titanica. Wagner impiegò 26 anni per terminare “La tetralogia” mentre la pubblicazione della “Recherche” in parte postuma coprì uno spazio temporale di ventiquattro anni.
Alla musica è affidata il compito di condurre il “Narratore” verso la scoperta della propria vocazione di scrittore, che viene ricercata come Parsifal ricerca il Graal.
Essa diventa quindi il mezzo di redenzione per eccellenza introducendo il “Narratore” alla missione che deve compiere giustificando e realizzando la propria vita, “La vera vita, la vita finalmente riscoperta e illuminata, la sola vita dunque pienamente vissuta è la letteratura. L’arte è più vera della vita stessa e conduce alla salvezza, e tra le arti il primato spetta alla musica, autentica lingua delle anime”. (da “Le temps retrouvè).
Sul piano formale e stilistico, (come abbiamo già accennato), si può ritrovare una grande similitudine tra la “Recherche du temps perdu” ed il “Continuum wagneriano” che, come ben dice Francoise Leriche, rifiuta la codificazione dell’opera tradizionale, fonde l’aria in una massa musicale continua e utilizza i “Leit motiv” in un gioco di echi, di incroci di sviluppi complessi.
Il testo proustiano è anch’esso un testo continuo senza demarcazioni in capitoli (alcuni furono aggiunti al momento della pubblicazione) strutturato da dei giochi di echi e di opposizioni tematiche.
Proust descrive i motivi wagneriani come insistenti e fugaci, viscerali, lancinanti come una nevralgia.
Si potrebbe descrivere così anche il suo proprio stile.
Romain Rolland (1866-1944) definì la musica wagneriana come mistico-erotica.
E’ questo forse il punto di divergenza radicale tra il romanticismo wagneriano e la modernità dell’estetica proustiana. In Proust l’analisi del sentire è “fenomenologica” e non sfocia su alcuna mistica.
La sensazione è oggetto di riflessione, d’analisi e l’opera proustiana richiede costantemente al lettore una attitudine di risveglio intellettuale, di esame introspettivo non una adesione sensuale mistica.
Wagner resta comunque per Proust una referenza costante, la sua opera e la sua corrispondenza lo testimoniano. Anche l’abbandono della metafisica dell’arte, contemporanea alla breve scoperta di Debussy, nel febbraio 1911 non comporta tuttavia una disaffezione per Wagner di cui Proust dichiara la verità umana preferibile malgrado tutto all’impressionismo di Debussy. Quest’ultimo non è che un appunto fugace rispetto a quei brani dove Wagner “expectora” tutto quello che contiene di vicino, di lontano, di facile e di difficile su un soggetto, “sola cosa” dice Proust che stimo in letteratura.
la sonata e “la petite phrase de vinteuil”
L’esempio più noto e significativo della musica all’interno della “Recherche” si trova nella cosiddetta “Piccola frase musicale di Vinteuil”. Essa è contenuta in un brano musicale per violino e pianoforte del compositore Vinteuil. Come noi sappiamo non è mai esistito nessun Vinteuil nella storia della musica come non c’è uno scrittore Bergotte o un pittore Elstir.
Per Vinteuil esiste un modello reale nel compositore Cesar Franck uomo dagli alti ideali congiunti ad una profonda umiltà che Proust conobbe personalmente.
Questo brano musicale riveste una grande importanza all’interno del romanzo. Appare per ben nove volte e scandisce come abbiamo già accennato alcuni momenti evolutivi fondamentali nella storia d’amore tra Swann e Odette, prima e in quello tra il narratore ed Albertine dopo.
La musica di Wagner oltre ad essere spesso evocata in relazione diretta con l’opera di Vinteuil fa parte dei possibili ispiratori.
La critica letteraria si è lanciata subito alla ricerca delle possibili fonti della “piccola frase” tanto è vero che Proust stesso, richiesto sull’argomento, dichiarò in uno scritto all’amico Jacques de Lacretelle del 1918 “nella misura in cui la realtà mi è servita, misura molto debole a dir la verità, la piccola frase di questa sonata ed io non l’ho mai detto a nessuno è” (cominciando dalla fine). Nella serata Sainte Euverte la frase affascinante ma tutto sommato mediocre di una sonata per piano e violino di Saint-Saens musicista che non amo … Nella stessa serata, un po’ più tardi, non sarei sorpreso se parlando della piccola frase io avessi pensato all’”Incantesimo del venerdì santo”. Sempre in questa serata quando il piano ed il violino gemono come due uccelli che si rispondono ho pensato alla Sonata di Franch il cui quartetto compare in uno dei volumi seguenti. I trilli che coprono la piccola frase dai Verdurin mi sono stati suggeriti da un preludio del Lohengrin ma esso stesso in quel momento da una cosa di Schubert. Nella stessa serata Verdurin essa è uno straordinario pezzo di Faure.
I due conferenzieri, chiedendo umilmente venia si permettono di dare una forte possibilità a:
Camille Saint Saens (1835-1921) nella sua
Sonata n. 1 in Re minore Opera 75
1) Allegro Agitato
2) Adagio
3) Allegretto moderato
4) Allegro molto
Dopo attentissimo ascolto, credono di aver riconosciuto come molti altri qui, la piccola frase.
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Il protagonista Swann nella “Recherche” più che ascoltare incontra la frase che gli appare come una personificazione femminile.
Nelle diverse fasi del sentimento che rappresenta essa può assumere aspetto suadente, confidenziale, ingannevole, contribuendo in modo fatale alla comprensione dell’amore che egli sta vivendo con Odette.
Più avanti nel romanzo, verso la metà dell’anno 1880, Swann malgrado la sua tristezza per essersi allontanato da Odette, accetta di partecipare alla serata musicale che dà la Marchesa di Saint Euverte.
E’ ormai distaccato dalla vita mondana che osserva, come una “suite de tableaux”.
Gli invitati sono brutti come i domestici malgrado i loro monocoli e le loro bianche cravatte. Nel corso della serata, viene suonato Gluch, Listz, Chopin.
Swann soffre della mediocrità dell’ambiente ma non può andarsene troppo presto. Improvvisamente, come se Odette fosse apparsa, il violino si mette a suonare la Sonata di Vinteuil che contiene la famosa piccola frase. Per un fenomeno di memoria involontaria risorgono in lui i suoi ricordi di felicità amorosa. Rivedo tutto, i fiori, le lettere, i vestiti, l’accento di Odette quando la ritrovò nella notte sul Boulevard des Italiens.
E davanti a questa felicità perduta si vede lui stesso infelice.
Riflette allora sul potere evocatore del violino, sulla musica che arriva a rendere visibile la tristezza, sui musicisti dotati del potere di rischiarare questa grande notte impenetrabile e scoraggiata della nostra anima. Si domanda se una frase musicale ha una esistenza umana, quasi materiale.
“In quel modo la frase di Vinteuil, come certi temi del Tristano ad esempio che ugualmente rappresentano per noi un dato arricchimento sentimentale, aveva sposato la nostra condizione mortale, ed assunto qualche cosa di umano che era piuttosto toccante”.
Vorrei ora concludere il nostro incontro di questa sera con questa frase della “Recherche” dove, credo, il “Tempo si fa spazio”.
“Noi periremo ma abbiamo per ostaggio quelle prigioniere divine” (le frasi musicali) che seguiranno la nostra sorte. E la morte con loro ha qualche cosa di meno amaro, di meno inglorioso, forse di meno probabile”.
Grazie.
Bibliografia
Éditions
Proust Marcel
. A la recherche du temps perdu
Ed. Gallimard 1980 – Collection “Falco” 9 volumi
Proust Marcel
. A la recherché du temps perdu
Bibliothèque de la Pléiade
Gallimard 1954 – 3 volumi
Proust Marcel
. Alla ricerca del tempo perduto
Mondadori – Milano – 4 volumi
Correspondance
. Correspondances de Marcel Proust
Ed. Phlip Folb Plon – 6 volumi pubblicati dal 1970
Dictionnaire Marcel Proust
Pubblié sons la directions d’Annich Boullaguet et Brian G. Rogers
Champion Classiques
Honorè Champion
Paris – 2014
In particolare: voce Wagner (Richard) 1813-1883 di Francoise Leriche
Dictionnaire Enciclopédique Wagner
Sons la direction de Timothée Picard
Actes su cite de la musique
Rolland Romain
Capitolo “Wagner” in “Musiciens d’aujourd’hui “1908