Richard Wagner
ichard Wagner è un poeta, un musicista, un filosofo, un rivoluzionario dello spirito, un’innovatore del teatro che, guardando al passato, crea il futuro. Quando la sua voce, però, diviene quella di un profeta, quando essa si rivolge a noi parlandoci di noi stessi, quando la sua straordinaria musica, trasformandosi in allegorica proiezione delle deformità dell’esistenza, diviene un profondissimo e laico ammonimento, che ci pone di fronte a quell’enorme specchio nel quale ci è concesso vedervi riflesso il mondo intero, con le sue tragiche e insanabili contraddizioni, ecco che Wagner diviene illuminante rivelazione.
Quando ci fa riascoltare l’eco della maledizione di Alberich, che, oggi più che mai, grava su tutti noi che assaporiamo, assieme a Wotan, il gusto del potere e non intendiamo rinunciare all’anello che ce lo dona, quello è il momento nel quale la voce di Wagner risuona potente come un lacerante monito contro la prepotente barbarie che ci assedia e la sua opera diviene il potente antidoto del quale abbiamo bisogno, sia le vecchie che le nuove generazioni, per opporre il nostro personale rifiuto al lento e quotidiano avvelenamento col quale la civiltà del potere sta uccidendo il nostro spirito, prima ancora dei nostri corpi e di quel meraviglioso ambiente nel quale essi trovano unica e sola dimora.
Questo è l’immenso valore di un’opera artistica che ci estasia e ci confonde, c’intenerisce e ci commuove, ci ammalia e ci strugge, ma sempre ci regala emozioni profonde e incancellabili.